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Recensione: L'arte nel sangue di Bonnie MacBird


Prezzo: € 16,00
Ebook: € 6,99
Pagine: 336
Genere: Giallo
Editore: Harper Collins
Data di pubblicazione: 14 Luglio 2016

Londra, in un nevoso dicembre del 1888. Dopo la disastrosa indagine sullo Squartatore, il trentaquattrenne Sherlock Holmes è caduto in un profondo stato di prostrazione dal quale nemmeno Watson riesce a svegliarlo. Finché non arriva da Parigi una strana lettera in codice. Mademoiselle La Victoire, una bellissima cabarettista francese, scrive che il figlio illegittimo che ha avuto da un lord inglese è scomparso, e che lei stessa è stata aggredita per strada a Montmartre. Holmes e Watson si precipitano a Parigi e scoprono che il ragazzino scomparso è solo la punta dell'iceberg di un problema molto più grave: una preziosissima statua greca è stata rubata a Marsiglia, e in un setificio del Lancashire sono stati uccisi dei bambini. Gli indizi, in tutti e tre i casi, conducono allo stesso, intoccabile personaggio... Ma Holmes riuscirà a riprendersi in tempo per trovare il ragazzino scomparso e fermare l'ondata di omicidi, anche se per riuscirci deve essere sempre un passo avanti rispetto a un pericoloso rivale francese ed evitare le minacciose interferenze del fratello Mycroft? Un'avventura incalzante, scritta nello stile di Sir Arthur Conan Doyle, in cui la celebre coppia è alle prese con un caso che metterà alla prova l'amicizia di Watson e spingerà al limite la fragilità e le doti della natura artistica di Sherlock Holmes.

La mia passione per il personaggio letterario di Sherlock Holmes è relativamente recente: sebbene già da prima il mondo di Arthur Conan Doyle mi incuriosisse particolarmente, è stato solo grazie alla serie televisiva inglese Sherlock che si è accesa una scintilla in me, quella che mi ha portato ad avvicinarmi maggiormente alle avventure del detective e del suo inseparabile Watson e che mi ha vista notevolmente incuriosita nei confronti di questo nuovo romanzo edito dalla Harper Collins, curato alla perfezione nel minimo dettaglio, L'arte nel sangue, in cui l'autrice, Bonnie MacBird, ha voluto dare nuovamente vita a due personaggi indimenticabili rendendogli onore nella giusta maniera.

In questa nuova avventura ritroviamo Sherlock nella Londra del 1888 preda di uno stato di inattività e prostrazione da cui nemmeno Watson, convolato a nozze poco tempo prima con Mary, riesce a risollevarlo. Quando, però, una lettera misteriosa arriva al 221B di Baker Street, il detective sembra ritrovare il vigore che da sempre lo contraddistingue: una famosa cabarettista francese, Mademoiselle La Victoire, ha bisogno dell'inimitabile intuito di Sherlock Holmes per ritrovare il suo piccolo Emil, il figlio che ha avuto con un Lord inglese, scomparso da qualche tempo. Recatisi a Parigi, però, Sherlock e Watson scoprono che molto altro si cela dietro la scomparsa del bambino innocente: una preziosa statua è stata rubata a Marsiglia e molte altre piccole vite stanno correndo pericoli indicibili in un setificio del Lancashire, e i tre casi sembrano essere pericolosamente correlati tra loro. L'intervento di Mycroft Holmes, il fratello del famigerato detective, non farà che complicare le cose: riuscirà l'intelligenza di Sherlock a smascherare anche questa volta il vero colpevole della vicenda? Attraverso gli occhi e la mente del Dr. Watson assisteremo ad una nuova incredibile avventura di Sherlock Holmes degna delle penna del suo creatore.

Fin dalle prime pagine l'autrice si dimostra in grado di saper avvolgere il lettore con maestria riportandolo tra i toni cupi e misteriosi di una Londra innevata ed irta di pericoli in compagnia di due dei personaggi più famosi, imitati e rappresentati dei nostri tempi, Sherlock Holmes ed il Dr. Watson, che, sono stata felice di constatare, ha saputo rappresentare senza minarne la credibilità, mantenendone la loro natura e facendoli così risultare autentici. Elemento, questo, che viene palesato al lettore fin dalle scene iniziali nelle quali rimarrà sorpreso nel trovarsi davanti due personalità così simili a quelle originali, ma in alcun modo offensive: l'eccentricità di Sherlock viene rappresentata perfettamente, così come il suo essere alla perenne ricerca di un caso da risolvere e la sofferenza che l'inattività gli provoca vengono trasmesse in maniera puntuale e precisa, come se dietro questo racconto ci fosse davvero Doyle (o magari il suo spirito). Allo stesso modo ritroviamo in Watson il suo ormai riconoscibile sbigottimento nei confronti della mente arguta del suo compagno di avventure, il suo senso d'umanità, il suo essere razionale ed impulsivo al tempo stesso e soprattutto quell'attaccamento ad Holmes così intenso e profondo che abbiamo imparato a riconoscergli. In relazione a questa fedele caratterizzazione non manca di esserci un pizzico di originalità che dà spessore alla storia e non la rende del tutto simile agli scritti di Doyle, in particolare in Holmes ritroviamo una certa sensibilità nei confronti di Mademoiselle La Victoire molto accentuata che forse il suo creatore non gli avrebbe riconosciuto, e ci tengo a precisare che la cosa non mi dispiace affatto poiché l'autrice è stata in grado di dare a questo sentimento il giusto tono ed il giusto spazio non facendolo risultare così troppo invadente o fuorviante. Sempre in riferimento ai personaggi ho trovato molto puntuale la rappresentazione del fratello di Sherlock, ossia Mycroft Holmes, definito nella serie tv il Governo inglese: sia la sua caratterizzazione fisica sia quella psicologica mi hanno riconoscere in lui il personaggio che ho imparato ad amare nel corso delle puntate e questo, ovviamente, altro non è che un bel punto (un altro) a favore di questo romanzo.

La storia, poi, l'ho trovata molto ben costruita, in perfetto stile inglese, e accurata dal punto di vista storico, elemento non trascurabile per chi, come Bonnie MacBird, decide di ambientare le sue vicende in un'epoca passata ed in un anno ben preciso. Molto importanti, in riferimento a questo, sono invece le tematiche affrontate dall'autrice: ovviamente assume rilievo il rapporto che intercorre tra i due protagonisti che qui vediamo crescere ed intensificarsi e grazie al quale abbiamo potuto assistere a scene intense che ho apprezzato particolarmente e, quasi contestualmente, possiamo individuare, in loro, una crescita per nulla scontata e che ha reso Sherlock e Watson personaggi ancora più interessanti di quanto già lo fossero. Soprattutto, però, nel corso della vicenda si parla di sfruttamento minorile, si denunciano le condizioni in cui piccolo creature innocenti venivano utilizzati, e non potrei esprimermi in altro modo, al fine di trarre il massimo profitto dai propri affari con il minimo sforzo. Ancora, vengono esaminate le condizioni delle carceri e l'uso che della tortura si faceva all'epoca ed, infine, ho trovato molto interessanti e puntigliosi i riferimenti all'arte, ai suoi maggiori esponenti conosciuti all'epoca e, in particolar modo, alla sensazioni che un semplice quadro può trasmettere. Il tutto viene stemperato da quella ironia che sappiamo essere presente in Sherlock Holmes e negli altri protagonisti che più di una volta mi ha regalato un sorriso e una risata facendomi rivivere tutte le bellissime scene ritrovate nella magnifica serie tv.

Lo stile è risultato essere molto adatto alla storia narrata, l'autrice è stata abile a trasformarlo e renderlo perfetto alla situazione e sebbene posa ricalcare, in parte, quello di Doyle non l'ho trovato forzato o macchinoso, al contrario mi ha permesso di terminare il libro in un tempo brevissimo. Bonnie MacBird mi ha tenuta incollata alle pagine, ha saputo catturarmi, ma soprattutto ha saputo attirare la mia attenzione là dove i pericoli di risultare banali, noiosi e, peggio ancora, una mera copia di un autore eccellente erano dietro l'angolo. Credo fermamente che ogni amante del detective più famoso del mondo dovrebbe dare una possibilità a questa sua nuova avventura.

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