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Recensione [Graphic Novel]: Babilon di Danijel Zezelj

BABILON.


BABILON
di Danijel Zezelj

Prezzo: € 17,00 | Pagine: 120 in bianco e nero

Collana: Kina - Fumetto| Editore: Eris edizioni 
Data di pubblicazione: 10 Novembre 2017 

TRAMA
Il sindaco decide di costruire la torre più alta del mondo nel cuore della città e chiama un mastro falegname specializzato nella costruzione di giostre per progettarne una da posizionare proprio sulla vetta della torre. L’uomo cede al fascino oscuro di questo delirio di grandezza rendendosi complice della distuzione del suo stesso quartiere e dell’allontanamento dei suoi amici e vicini. Ma un disegno gli mostrerà la via per sfuggire al meccanismo che lo ha reso servo. Attraverso questa wordless novel che utilizza un bianco e nero estremamente evocativo e un andamento narrativo che ricorda il cinema espressionista tedesco, Žeželj ci racconta l’eterna lotta tra il bene e il male, lo scontro tra un Davide e un Golia incarnati da una piccola comunità e un potere avido che vuole distruggerla. Una favola senza tempo dalla straordinaria forza suggestiva, un’opera poetica che collega sogno e realtà, opponendo al mondo crudele e competitivo degli adulti l’immaginario fatto di sogni dei bambini.

IL MIO PENSIERO SUL LIBRO

Prendete un qualsiasi lettore musicale, magari il vostro cellulare, un i-Pod, o uno di quei vecchi lettori CD tanto grandi quanto in grado di regalare emozioni, fate partire la vostra playlist, meglio ancora se composta da semplici melodie suonate dolcemente al pianoforte, magari quello di Ludovico Einaudi, o di Giovanni Allevi, o di qualsiasi altro artista voi sentiate vicino, sedetevi in poltrona, sdraiatevi sul divano, accomodatevi nel vostro personale fortino e aprite Babilon, ma fate attenzione, cercate di entrare nel mondo di Danijel ZezelJ in punta di piedi, senza fare rumore, lasciando libero sfogo solo alle vostre sensazioni e alle vostre emozioni: vi ritroverete immersi in un Graphic Novel muto, ma incredibilmente abile a dar voce ai cuori di chi è pronto, ormai da tempo, a prendersi la propria rivincita. 

Protagonisti di Babilon sono un’artista, Lev Bezdomni, e indirettamente sua nipote, dalla quale l’uomo prende l’ispirazione per compiere ciò che il sindaco, un uomo per nulla retto e il cui animo viene fugacemente rappresentato da tratti duri, spigolosi e senza ombra di umanità, gli ha comandato di fare: creare una giostra da apporre sulla cima di quella che sarà la Torre più alta della Terra, a discapito di chi, nel quartiere che vedrà sorgere la costruzione, si è stabilito da anni, che si ritroverà, da un momento all’altro, senza alcun mezzo di sostentamento, completamente fagocitato da quella ruspa che assume, fin da subito, le sembianze di un mostro pronto a divorare tutto ciò che intralcia il suo cammino. Lev decide, così, di assumere manodopera edile ed artistica direttamente dalla gente del luogo con un unico obiettivo: ridare a quegli uomini e a quelle donne, in una precisa ricerca di se stesso, una comunità palpabile in cui continuare a vivere. 

Non sono presenti parole in Babilon, se non quelle sufficienti e strettamente necessarie per rendere l’insieme più comprensibile al lettore: l’unica traccia scritta del linguaggio a noi più conosciuto, infatti, la si ritrova in quelle poche lettere che denominano i capitoli in cui il Graphic Novel viene suddiviso, quasi come se si volesse in qualche modo spiegare, o forse anticipare, a chi vi si trova davanti, quello che i propri occhi presto potranno osservare. Che le parole di fatto non servano, però, diviene subito chiaro: come sarebbe possibile spiegare quella forza emotiva e quella carica pungente che Danijel Zezelj riesce a trasmettere con tanta semplicità attraverso un bianco e nero travolgente e un tratto così espressivo, intricato e dirompente? Come sarebbe possibile dare un nome o identificare in qualsiasi altro modo le emozioni che dalle pagine di Babilon riescono a trapelare e ad insinuarsi sotto la pelle di uno spettatore ignaro della bellezza e della profondità che vi scorgerà tavola dopo tavola? 

Le tematiche che Babilon affronta riescono perfettamente a rappresentare tutto questo: l’espressività che ogni singolo dettaglio assume contribuisce, infatti,a rendere tutto vivo, presente, assolutamente verosimile, dall’eterna lotta che vede fronteggiarsi il bene, coccolato dalle linee più dolci del palloncino che la bambina tiene costantemente tra le mani e dalla grande umanità che traspare dagli occhi di Lev, e il male, racchiuso nel tratto rude, spigoloso e appuntito dei baffi del sindaco, dei denti della ruspa che incombono sul mondo e degli estremi della Torre, che assume un aspetto demoniaco e non paradisiaco, della quale, tra l’altro, è impossibile vedere la cima da terra, alla prevaricazione del più forte contrapposta alla voce di chi vuole semplicemente diventare un qualcosa in più per se stesso, di chi, esattamente come quei lavoratori sradicati dalla propria serenità da una dannosa brama di potere, vuole solo trovare il proprio posto nel mondo, scandendo, come una perfetta melodia, tutto ciò che nel mezzo delle due cose nasce e si sviluppa.

Il Graphic Novel, nella sua struttura narrativa, viene, infine, arricchito dalla componente fantastica che ben si armonizza con l’aspetto sociale ed umano di cui lo stesso si fa portatore: perfettamente in linea con l’ambiente attorno a sé, anche l’elemento estraneo a quella che potrebbe essere una realtà fin troppo simile alla nostra riesce ad inserirsi in un insieme complesso e funzionante senza risultarne alieno e, soprattutto, divenendone vera e propria parte integrante

Danijel Zezelj riesce in un qualcosa di impossibile, riesce nell’impresa che molti per anni hanno tentato, invano, di portare a compimento, a scuotere gli animi umani, sociali e culturali di un pubblico estremamente eterogeneo imprimendogli nel cuore quel desiderio di giustizia sana, soddisfacente e di certo non irraggiungibile che saprà esprimere tutta la sua forza anche a distanza di tempo.


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